Il Segreto di Valerio
Di Carla (del 14/01/2007 @ 20:05:32, in La Storia, linkato 2585 volte)
Valerio è morto e il segreto è lì con lui. Ci furono i funerali il 25 febbraio, giorno del suo compleanno in cui avrebbe compiuto 19 anni: ma si può morire in quella maniera a 19 anni? È assurdo, nel fiore della gioventù! Io non posso pensare che i suoi assassini vivano ancora, magari hanno famiglia, dei figli: come fanno a vivere tranquilli, a guardarli in volto? Durante i funerali ci furono tafferugli con gas lacrimogeni anche dentro il cimitero; tanta gente era venuta anche da fuori Roma. Ci accompagnarono al loculo che avevano assegnato a Valerio in un palazzone ed io scelsi il loculo in alto: mi sembrava il meglio. Tornammo a casa in uno stato di disgusto per come si era comportata la polizia e sempre più distrutti per aver perso nostro figlio in quella maniera.
Cominciarono dal giorno dopo ad invitarci ad andare alla Digos per farci vedere delle foto di fascisti : speravamo e speravano di poter riconoscere quello che avevo visto io, ma era stato un attimo. Provai a descriverlo: era molto somigliante ad un amico di Valerio, certo non era lui, ma era sul tipo suo; poi anche in tribunale quando vi erano dei processi di militanti di destra, ma nessuno gli somigliava. Passava il tempo, ci erano vicini i compagni di Valerio, Manuela che era la sua ragazza, ci aiutavano a sopportare questa tragedia immensa. Nessuno delle autorità ci venne a trovare, non ci mandarono nessuno psicologo per aiutarci a trovare un poco di serenità, cosa che hanno fatto invece con le famiglie che avevano perso i figli fascisti: loro erano di serie A, e noi di quale serie? Serie da lasciare soli. Ci aiutammo a vicenda mio marito ed io, solo che, più forte di carattere, non sono mai riuscita a piangere, cosa che invece mio marito faceva spesso. Ho pagato dopo questa mia durezza con un bel cancro all’intestino; sono colostomizzata, sapete cosa significa? Significa vivere fino alla morte con la deviazione del retto sull’addome; un bell,impiccio, che io sopporto perché dopo la morte di mio figlio tutto è niente in confronto.
Nel 1988 mio marito si è ammalato ed è morto di cirrosi epatica, una epatite trascurata se lo è portato via. Altro dolore, diverso da quello di mio figlio, ma pur sempre grande, anche perché mio marito era molto buono, adorabile, una persona che mi ha aiutato nei momenti peggiori anche a superare la mia invalidità. Ora sono sola e sto aspettando la fine, però, prima di andarmene vorrei sapere chi è stato.
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